Software House: Lago (1986)

L'articolo qui presentato fa parte dell'Archivio Storico di Quattro Bit ed è tratto dalla rivista Videogiochi News n. 39 (novembre 1986) p. 22, fonte: Retroedicola

SOFTWARE HOUSE: LAGO

State strabuzzando gli occhi? Vi suona strano che ci possa essere una software house che produce videogiochi anche in Italia?

Eppure è vero: si tratta della Lago, che dopo essere sorta in quel di Como, si è presto trasferita a Milano, per poter meglio soddisfare le esigenze dei propri clienti. Su questo stesso numero di VG news appare la recensione di "2030 Radio Killers", un adventure per Atari scritto da due ragazzi di Monza, che è stato lanciato appunto dalla Lago.

«Non è la nostra prima esperienza in questo campo, e sicuramente non sarà nemmeno l'ultima» afferma Laura Maestri, co-fondatrice della nota società, leader nel campo delle importazioni di videogiochi stranieri.

«Noi crediamo nella possibilità di arrivare ad ottenere buoni videogiochi anche da parte di programmatori italiani; naturalmente se non si comincia mai, non si potrà pretendere di migliorare qualitativamente: in fin dei conti anche americani, inglesi e giapponesi sono andati per gradi, solo che hanno iniziato molto tempo prima di noi».

Come sempre la Lago si evidenzia per il proprio spirito pionieristico, per l'esigenza di offrire prodotti nuovi e di qualità. La Lago nasce verso la fine del 1984, grazie all'iniziativa di Ugo Grandolini, che lavorava su applicazioni per i computer più "seri" e di Laura Maestri, che aveva già sfoderato la sua estrosità nel campo della moda come "booker".

«Il nostro fu in pratica un discorso da appassionati: ci piaceva giocare con i videogiochi e avevamo constatato che a quell'epoca giungeva sul mercato italiano solo una minima parte della produzione mondiale e spesso la qualità di quei giochi e del materiale illustrativo non era delle migliori». Da questa analisi sono emersi i punti di forza che ancora oggi evidenziano la Lago: la qualità dei prodotti e i manuali illustrativi, completamente tradotti in italiano.

«Cerchiamo tuttora di selezionare i videogiochi anche se in alcuni periodi la produzione è talmente abbondante che alcuni giochi meno validi riescono a "infiltrarsi", ma appena ci accorgiamo di ciò li abbandoniamo subito», puntualizza Laura.

«Come risulta dai questionari che inseriamo nei nostri prodotti e che i clienti ci rispediscono in buona percentuale, la qualità generale del gioco, la sua grafica e il manuale di istruzioni sono le cose più apprezzate». Un altro fatto che emerge dai questionari è la quasi totale mancanza di partecipazione da parte delle donne: «È una cosa che mi sorprende e mi dispiace tantissimo», sbotta Laura, «dato che io ho iniziato questo nuovo lavoro perché già da tempo mi divertivo moltissimo a giocare con i videogiochi, sia in compagnia, sia da sola!».

Chissà che grazie a questo accorato appello di Laura non sbuchi fuori da qualche parte del nostro bel paese un "David Crane" in gonnella?!

Maurizio Miccoli

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