Commodore, Intervista a Sergio Messa (1984)

L'articolo qui presentato fa parte dell'Archivio Storico di Quattro Bit ed è tratto dalla rivista Bit n. 55 (novembre 1984) pp. 55-57, fonte: Ready64

[Oltre all'intervista pubblicata su «Computer Games» e già convertita in formato testo, vado a presentare adesso nuova documentazione relativa a Sergio Messa, primo direttore generale di Commodore Italiana. Dato che la bibliografia relativa ai vertici della Commodore nazionale è a oggi piuttosto scarsa, spero di fare cosa gradita offrendo anche in questo caso diffusione e indicizzazione al documento originale.]

Commodore: l'alfabetizzazione di massa


Intervista a S. Messa di G.G.

Dopo IBM e Apple tocca alla Commodore. Senza voler offendere nessuno ci siamo recati da Sergio Messa, direttore generale di questa società sulla cresta dell'onda, spinti dall'ennesimo annuncio trionfalistico che parla di quasi 500 mila personal computer venduti in sei mesi. Così la prima cosa che chiediamo al nostro ospite è scontata.

Bit - L'esplosione VIC 20 e C 64 è indiscutibile. Però, mi scusi, in questo paese, dove impera la nasocrazia (sic) statistica, sparare cifre è facile. A questo punto il parco dell'installato Commodore supererebbe l'intero mondo degli elaboratori esistenti in Italia...

Messa - L'ha detto. Tra grandissimi e piccoli, i computer nel nostro paese, prima del nostro boom, forse non superavano le 100 mila unità. Comunque, se lei persevera nello scetticismo, non potrà certo negare l'eloquenza e la frequenza di altri segnali indiretti. Cito alla rinfusa (e si tratta, faccio notare, di tutte iniziative spontanee, indipendenti dalla nostra pur aggressiva politica promozionale): editori che si mettono a produrre pubblicazioni a dispense sul BASIC e la microinformatica, o enciclopedie anche generali, proponendo in parallelo l'acquisto di un CBM 64; la Piaggio che, nella pubblicità, fa mettere un VIC 20 sul sellino della Vespa. Non occorre aver studiato Freud per leggervi il timore che i giovani possano preferire un personal allo scooter (e si corre ai ripari cercando di farli coesistere).

Altri fatti: alla manifestazione «Isola di Pasqua»[1], promossa dal comune di Torino, un nostro rivenditore, che vi teneva uno stand, ha venduto 1.000 personal in un giorno...

Bit - Siamo alla bancarella del computer a fianco di quella dei krapfen e accanto al baraccone del tiro a segno. Non trova eccessivo questo volto consumistico?

Messa - Un consumo di massa è un consumo di massa. Le potrei pure citare episodi di vera e propria divistica. In una manifestazione di giovani di CL, nella quale erano tra l'altro presenti giochi e attività varie con personal (Commodore, naturalmente), un mio nipote fece presente di avere libero accesso alla nostra sede: non le dico che coro di espressioni d'invidia ha suscitato!

Io trovo che tutto questo, unito al lato ludico, giocoso che possiedono queste macchine, sia tutto sommato molto simpatico e, insieme, assai positivo. È infatti attraverso questo processo spontaneo e tutt'altro che frivolo, al di là di superficiali apparenze, che sta passando la nuova alfabetizzazione, l'informatizzazione di massa del nostro paese.

Bit - Mi scusi, ma con tutti i ritardi delle nostre fatiscenti istituzioni scolastiche non le sembra che la sua affermazione sia un tantino azzardata?

Messa - Concordo con lei sul fatto che la scuola italiana presenta seri problemi, almeno a livello ufficiale. Però la nostra nazione ha risorse inimmaginabili, che riescono a esprimersi persino dentro l'istituzione. Lei, che dirige una rivista di settore, saprà quanto numerose siano le iniziative di auto-aggiornamento in materia da parte di insegnanti, in tutti i gradi della scuola. Ad esempio, in dieci scuole milanesi della fascia dell'obbligo si è recentemente avviata una sperimentazione con nostri personal computer: ha come fine non tanto l'informatica, quanto il suo impiego in appoggio alle altre materie. In questa sperimentazione il ruolo del computer è quello di un attrezzo individuale, di stimolo all'attiva crescita intellettuale del singolo allievo.


Bit - Torniamo alle vendite. Si dice che la Commodore Italiana sia stata, tra quelle europee, la più brava.

Messa - La ringrazio del complimento. Sicuramente il nostro ritmo di crescita è stato il più forte, dato anche che partivamo con un certo ritardo rispetto alle nazioni più sviluppate. Da parte mia e dei miei collaboratori ce l'abbiamo poi messa tutta per conseguire tali cospicui traguardi. Però torno a ripeterle che un grande merito ce l'ha la nostra gente: ha dimostrato un interesse per il mondo del computer, superiore, ad esempio, a quello dei francesi. In Francia si sono venduti meno home che da noi.

Bit - Lo dirò a quei nostri cugini, tutt'ora malati di grandeur e persuasi di primeggiare nei formaggi come nell'Informatique. Tuttavia potrebbe anche darsi che il boom degli home da noi dipenda pure da una propensione italiana al risparmio, secondo un fenomeno che ha qualche analogia con quello della FIAT 500 ai tempi della prima motorizzazione.

Messa - Non glielo so dire, benché il paragone ci lusinghi. Mi consenta però adesso di mettere in evidenza, rapidamente, i motivi del successo Commodore. Noi, mi pare risulti chiaro da quanto ho detto, non abbiamo imposto un bene di consumo, bensì abbiamo emesso, al momento giusto, un prodotto che rispondeva ad aspettative latenti. Parlo della fame di conoscenza e, direi, di dominio che la gente ha rivelato nei confronti dell'elaboratore: una macchina già da tempo entrata nell'ufficio, nella vita quotidiana. Microsistemi come il VIC 20 e il CBM 64, abbassando la soglia della disponibilità finanziaria del privato cittadino, d'un tratto gli hanno consentito di penetrare concretamente in questo mondo affascinante.

Con il C 64, in modo particolare, ciò è avvenuto offrendo una potenza di calcolo e una capacità di espansione ragguardevoli. Il tutto a un prezzo imbattibile e con in più la dimensione della fantasia offerta da un'ottima grafica e da buone potenzialità nel trattamento del sonoro. Una marcia in più della simpatia che, a mio avviso, contribuiva a smitizzare l'EDP e a familiarizzare con esso i più vasti strati di popolazione.

Bit - Aggiunga al conto l'abbondanza di software e la sua discreta qualità, resa disponibile sul mercato dai produttori di applicativi, ai quali va un grosso merito nel successo dei vostri home.

Messa - Indubbiamente. Però mi permetto di far notare che le software house non si sarebbero mosse, se non avessero apprezzato le potenzialità che prima ricordavo, fiutando pure il business della larga diffusione.

Qual è il segreto di questo imbattibile rapporto prezzo/prestazioni? Ha origine nella completa integrazione verticale della Commodore, che fa dalla R&S, alla disponibilità delle CPU, alla fabbricazione. Il tutto accuratamente pianificato.

Bit - Ne derivano dunque economie di scala e, magari, assenza di quegli shortage inattesi che, dicono oltreoceano, hanno impedito al PC Junior di soddisfare con adeguati volumi la domanda, visto che l'Intel si è rifiutata di produrre d'un colpo così tante unità. Ma saltando di palo in frasca: negli USA si accentua la crisi del videogame e, con essa, il timore che possa contagiare pure l'home computer. Che ne dice, ad esempio, della recente acquisizione della divisione computer dell'Atari da parte dell'ex star del management Commodore, Jack Tramiel? C'è chi ritiene che il geniale co-fondatore della Commodore con la sua nuova società potrebbe dare filo da torcere a quest'ultima. Oppure si ripeterà la storia dell'altro illustre transfugo Peddle, con l'infelice Sirius?

Messa (si schermisce) - No comment, ovviamente. Mi permetto solo due osservazioni. La crisi dei videogame non ha a che fare con quella dell'home che, semmai, è un fattore di declino dei primi, in quanto offre cose ben più valide. Secondo: la carta vincente, l'abbiamo dimostrato, è quella del prezzo e quanti non riescono a soddisfare questa vitale equazione sono cacciati dal mercato.

A questo punto lo spazio ci costringe a sintetizzare il resto. A proposito delle lamentele, che pervengono talvolta alla nostra redazione, relative alla facilità apparente con cui certi home targati Commodore si guasterebbero, Messa, pur senza recisamente negare che una certa minor affidabilità è da attendersi da microsistemi così economici, ha affermato: «A noi risulta un tasso di guasti attorno al 2,5%. Se li rapporta alla cifra dell'installato, lei capisce che si fa presto a raggiungere cifre assolute superiori a quelle in gioco con gli altri computer d'ogni peso. Se vuole, questa è un'altra prova indiretta che non bariamo sul numero dei 500 mila personal venduti in sei mesi!»

Messa ci ha poi fornito qualche connotato sulla nuova versione del C 64 in vetrina allo SMAU '84: il Plus 4.

Unirà ai 64 Kbyte di RAM un firmware built-in di quasi pari estensione che, al tocco di un tasto, porrà a disposizione dell'utente utility di sintesi vocale e ben 4 package, che accentuano, ci sembra, il carattere serio dell'home computing CBM: un word processor, un data base, uno spreadsheet e un pacchetto di grafica.

Infine, scheletrici dati sulla rete e il man-power della Commodore S.p.A. in Italia. Uno staff centrale, cresciuto discretamente negli ultimi tempi, ma che si intende mantenere in limiti agili, assomma oggi a 40 persone. La distribuzione, estremamente capillare a livello di vendita al dettaglio (tutti ormai vedono il VIC 20 e il C 64 nelle vetrine più impensate), si affida molto a grossi distributori, anche specializzati in settori verticali (esempio la Editrice Giochi). Lo staff centrale ha una prevalente struttura di assistenza tecnica e supporto e prevede anche periodiche attività di aggiornamento dei dealer sui prodotti e sulle qualità da enfatizzare ai fini del miglior sfruttamento.

Quanto alla gamma dei microcomputer Commodore, molto articolata, gli home vi fanno oggi la parte del leone, però i microcomputer di maggior livello sarebbero tuttora circa il 40% del venduto.

Nel curriculum di Sergio Messa vi sono circa 10 anni passati in Olivetti, seguiti da un periodo alla Memorex in veste di direttore vendite (Dal '70 al '77) e dagli anni dal '78 all'82, trascorsi come direttore commerciale della MDS. L'ingresso in Commodore data dal 1982: «È il periodo più entusiasmante, perché - senza tema di vanagloria - abbiamo la coscienza di fornire un contributo allo sviluppo del livello culturale del nostro paese.»


BOX - COMMODORE-BUSINESS: CIFRE DA CAPOGIRO

La Commodore International Limited ha chiuso il terzo trimestre dell'anno fiscale 1984 (a partire cioè dal 30 Giugno 1983) con un fatturato di 326.200.000 dollari, che corrisponde a un incremento del 72% rispetto al terzo trimestre 1983.

Gli utili netti sono stati di 36.300.000 dollari, il 45% in più sul periodo precedente. Nei primi nove mesi dell'anno fiscale 1984, il fatturato ha fatto registrare un aumento del 106%, raggiungendo la cifra di 966.900.000 dollari, mentre l'utile netto, a esclusione degli introiti straordinari, è cresciuto dell'81%, raggiungendo i 110.700.000 dollari.

Tali strepitosi risultati sono soprattutto frutto delle vendite di microcomputer, periferiche e relativo software.

L'Italia ha avuto un ruolo primario tra i mercati esteri, preceduta solo dalla Germania.

Questi due mercati, insieme all'Australia e ad altri paesi dell'Europa Settentrionale, hanno fatto crescere il fatturato di oltre il 200%.

NOVITÀ AD HANNOVER

All'inizio di Aprile la Commodore ha presentato alla fiera di Hannover una vasta gamma di nuovi prodotti sia hardware che software.

I più importanti sono stati due sistemi dedicati al mercato professionale: un computer portatile a 16 bit con 256 Kbyte di memoria centrale, basato sul microprocessore Intel 8088 IBM-compatibile, e un secondo computer a 16 bit con 256 Kbyte di RAM, microprocessore Zilog, doppia unità floppy disk e grafica a colori su 80 colonne.

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[1] «Dal 19 al 25 aprile [1984], con orario: 10-12,30 / 15-18,30. All'Unione Culturale, in Via Battisti 4b. È un videogame su Torino. La pianta schematica della città chiederà al concorrente di indovinare dove si trovano i monumenti che, azionando un cursore, appariranno in maniera più dettagliata fino alla comparsa del profilo computerizzato della statua o del palazzo. Contemporaneamente il pubblico potrà accedere a un settore di computer grafici. Due schermi giganti consentiranno di seguire le diverse fasi. L'area espositiva sarà completata da uno spazio-giochi realizzato dalla Commodore». Tratto da Cercare i monumenti col computer, giocare al teatro e alla danza, vedere Torino dall'alto in mongolfiera. Stampa Sera, anno 116 n. 105 (14 aprile 1984): 5

«(...) si cercano i monumenti con i video. È un gioco, a cura della cooperativa Marco Polo 80 e Art Video. Videogames della Commodore». Tratto da Le pazze biciclette di ET, carrozze a cavalli e video-computer. Stampa Sera, anno 116 n. 110 (19 aprile 1984): 2

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