Zaccaria: il made in Italy dei videobar (1984)

L'articolo qui presentato fa parte dell'Archivio Storico di Quattro Bit ed è tratto è tratto dalla rivista Computer Games n. 2 (maggio 1984) pp. 66-69, fonte: Retroedicola

[Dopo l'articolo uscito su Videogiochi, anche la rivista concorrente Computer Games offrì un approfondimento sul maggiore produttore italiano di flipper e videogame dell'epoca. Ho aggiunto delle note a piè di pagina per chiarire alcuni passi dell'articolo originale.]

IL MADE IN ITALY DEI VIDEOBAR


E il gioco continua: dai flipper ai video da bar l'avventura di tre fratelli bolognesi che il mercato americano guarda con una punta di invidia.

Nel 1958, Marino Zaccaria gestiva un bar a Bologna, dalle parti dell'aeroporto. Il bar andava bene ed era un posto pubblico come tanti altri, anzi, non proprio come gli altri: in mezzo alla stanza, luccicante e bellissimo, ma altrettanto misterioso, troneggiava un flipper.

Marino se lo era procurato senza uno scopo preciso, più che altro per la curiosità che avrebbe potuto suscitare. Ma gli avventori non furono i soli ad interessarsi a questa strana macchina: i più curiosi furono, infatti, i colleghi di Marino, proprietari di altri bar, che cercarono di procurarsi altre, simili macchine.

Marino si trasformò così in una sorta di noleggiatore ante litteram e iniziò a interessarsi personalmente dell'approvvigionamento dei flipper. La cosa presto acquistò dimensioni tali da rendere i due lavori incompatibili. Marino allora coinvolse nel lavoro anche i suoi due fratelli, Natale e Franco.

Una serie di videogames Zaccaria, pronti per essere distribuiti

Intanto gli anni passavano e gli Zaccaria si trovarono fra le mani un'occasione d'oro: i vecchi flipper della Williams, della Gottlieb e della Sega erano finiti fuorilegge. Anni prima Fiorello La Guardia, sindaco di New York e intrepido difensore dei buoni costumi, aveva creato lo stesso problema ai pinballs delle Arcades di N.Y., ma tutto si era risolto durante la guerra con l'apporto propagandistico offerto dai flipper alla patria: le macchine avevano preso in quel periodo nomi come Smack the Japans o Victory[1].

Un game designer
Nel dopoguerra la generazione dei beatnicks aveva fatto del flipper uno dei suoi miti, insieme al rock'n'roll e alla musica jazz. Il pinball si trovò, allora, di nuovo nei guai ed ebbe a che fare ancora con la giustizia. In Italia intanto stava accadendo la stessa cosa: il flipper, d'incanto scoperto dagli adulti, venne presto accusato degli effetti più disastrosi sulla gioventù; il suo caso finì in parlamento e presto zelanti parlamentari riuscirono a ottenere la messa fuorilegge.

Per il flipper americano cominciarono periodi neri: il guaio era che i prodotti dell'industria americana avevano insita la scommessa e consentivano, in caso di vincita, la ripetizione della partita. Quale fu allora la trovata degli Zaccaria? Semplice, modificare i flipper americani per ottenere una condizione più vicina alla legge. E così avvenne!

All'inizio i fratelli si limitarono a smerciare apparecchi modificati, poi concepirono l'intenzione di realizzarne di propri. Il boom economico italiano, intanto, stava già per terminare, gli sceicchi avevano imposto nuove strategie petrolifere e tutto stava cambiando; eppure, proprio in quel periodo, nasce l'incredibile miracolo Zaccaria: individuato lo spazio per il loro prodotto, in breve si diedero a realizzare il primo flipper interamente italiano. Nel 1973 dalle catene di montaggio di Calderara uscì il primo pinball Zaccaria, un oggetto già piuttosto perfezionato, in molte cose paragonabile ai prodotti americani.

Il videobar Up'n Down
Negli anni Settanta il fenomeno crebbe, i flipper continuarono ad avere un grosso pubblico tra i giovani, dei quali costituirono uno dei più amati divertimenti. E, tra i flipper, quelli della Zaccaria continuavano ad avere un grande mercato: presto colonizzarono l'Europa assicurando uno standard paragonabile a quello Usa, ma a prezzi ragguardevolmente più bassi.

Verso la fine degli anni Settanta la macchina s'inceppa. Il flipper elettromeccanico cessa di colpo di esistere. Nasce l'era, destinata a non durare molto, del pinball elettronico. Le marche straniere ripiombano in forze sul mercato e la Zaccaria viene presa in contropiede. I tre fratelli di Bologna vengono improvvisamente gettati fuori dal mercato.

Ma un rimedio c'è: produrre in fretta e furia un flipper elettronico. Facile a dirsi, ma non altrettanto agevole a realizzarsi. Eppure non passano sette settimane che la Zaccaria è di nuovo in grado di parare il colpo: Earth Wind and Fire, Locomotion, e altri ancora riportano nelle Arcades e nei bar il marchio di Zaccaria.

Certo la qualità è forse ancora una volta inferiore a quella di Gottlieb e soci, ma i flipper italiani costano meno ed è più facile procurarseli. E poi quel cognome biblico da italoamericano confonde le idee: non tutti, infatti, si rendono conto di avere a che fare con prodotti italiani, i ragazzi credono che il flipper sia un fatto esclusivamente americano ed è meglio lasciarglielo credere.

Tron

Alla fine degli anni Settanta il colpo da respingere è molto più duro, un nuovo nemico si configura all'orizzonte: il videogame. Un nuovo tipo d'intrattenimento, tutto elettronico, che ha molto della televisione e incanta milioni di ragazzi. Da quel momento pochissime palline continuano a rimbalzare contro i bumpers, e i camion dei noleggiatori portano via sempre più i flipper dalle sale gioco e sistemano al loro posto i videogame.

Per gli Zaccaria non è certo una rivoluzione indolore, si teme il peggio, si ventila una sparizione totale dei flipper, come in passato era accaduto ai tavoli da ping pong e ai calciobalilla. E, in effetti sulle prime, il contraccolpo è notevole. I videogame si diffondono a macchia d'olio e i flipper spariscono dalla circolazione più o meno alla stessa velocità.

Una scena di Tron

A quel punto non resta che una cosa da fare: visto che i videogiochi sono tutt'altro che un fenomeno passeggero non rimane che mettersi a costruirli. Presto viene attrezzata una nuova linea di produzione e un laboratorio di ricerca viene affidato ad esperti game designers.

Alle fine del 1980 esce il primo videogame prodotto dalla Zaccaria[2], rozzo finché si vuole ma, tutto sommato, competitivo. Del resto, a quei tempi neanche i concorrenti erano in grado di far vedere molto di più, e quindi il videogame made in Italy trova velocemente il suo posto. Da allora la Zaccaria ha realizzato molto altri videogame, alcuni famosi e riusciti come Vanguard e Up'n Down[3], altri meno, ma certo tutti a buon livello.

Da sinistra: Marino, Franco e Natale Zaccaria

Il videogame cambia presto faccia e diventa sempre più raffinato. Quasi tutte le fabbriche di flipper ci si buttano una dopo l'altra: la Williams realizza un exploit mondiale con il Defender; la Gottlieb, qualche anno dopo, ottiene un successo formidabile con il suo Q*Bert. La Zaccaria procede su due piani differenti: persegue testardamente la sua politica volta alla valorizzazione del flipper italiano, del suo flipper, e cerca di tamponare pazientemente le falle aperte dal dilagare dei videogame.

Lo schermo di Time Machine
Alla fine del 1982 l'Italia conquista il campionato del mondo di calcio. Quel successo è un veicolo formidabile di pubblicità per tutti i prodotti italiani, la Zaccaria se ne accorge e lo sfrutta rapidamente con Soccer Kings, la replica flipperistica di quel trionfo. Soccer Kings ha poi un'altra peculiarità: parla! E non solo, parla in italiano.

Disposto su due livelli di gioco, il flipper segnala al giocatore quando si trova in zona d'attacco e lo avverte quando è il momento di tirare in porta. Il gol è sottolineato da un grido di gioia. Da quel momento in poi i flipper della Zaccaria parleranno tutti: anche Time Machine, splendido pinball del campionato italiano organizzato, manco a dirlo, dai tre fratelli, dice un sacco di cose, aiuta nel gioco, esalta la bravura, deride la scarsa abilità.

E intanto anche i videogame continuano a uscire dalla fabbrica Zaccaria: i migliori sono Money Money e Jackrabbit: videogiochi che sicuramente avete intravisto o con i quali, magari, avrete giocato da qualche parte. Il primo racconta la storia di un pupazzo costretto a una serie di difficili prove per diventare ricco; l'altro segue un coniglietto nella sua difficile corsa alla ricerca di un angolo tranquillo dove mangiarsi la sua carota.

Qualche parola merita un'altra delle iniziative Zaccaria: il campionato di flipper. Nato un anno fa come tentativo, si è rapidamente rivelato un successo. Moltissimi ragazzi di tutt'Italia hanno partecipato alle selezioni e alle finali sono giunti autentici draghi, capaci di restare inchiodati ai pulsanti per decine di ore.

C'è il progetto di trasformarlo in un campionato europeo, quindi aperto alla partecipazione di pinball-wizard tedeschi, inglesi, francesi e del resto del continente: non c'è dubbio che funzionerebbe. - Francesco M. Carlà

Controllo produzione

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[1] Il riferimento probabilmente è a uno dei tanti flipper propagandistici della Victory Games, Smack the Japs, del 1943. C'erano anche Hit The Japs, Knock Out The Japs, Sink The Japs, Slap-the-Japs, Bomb The Axis Rats e altri ancora.

[2] Si tratta di Quasar.

[3] In realtà Vanguard è stato prodotto dalla TOSE/SNK, poi distribuito negli Stati Uniti da Centuri, mentre Up'n Down è della Sega. Le versioni Zaccaria erano quindi prodotte su licenza, così come il Tron presente nelle immagini.

Commenti

  1. Vorrei ringraziare i fratelli Zaccaria per averci regalato emozioni e con la loro straordinaria creatività hanno realizzato splendidi flipper, che nonostante l'avanzare degli anni rimarranno un'icona dei fantastici prodotti Made in Italy.
    Ogni tanto vedo con piacere appassionati di flipper che cercano di restaurarli in modo da avere un pezzo di storia.
    Dei tanti flipper che hanno realizzato, uno solo mi è rimasto nel cuore, il Magic Castle. Spero di trovarne uno per giocarci ancora. Mariano.

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